esperti di doomscrolling

In aereoporto è difficile perdersi tra tutte quelle insegne che ti guidano tra corridoi e gate tutti uguali, dove tutto è preciso e all’ombra dei neon. Eppure mi perdo spesso, sarà perchè tutte le persone che corrono, rincorrono, osservano e vivono, tutta quella vita intorno, mi incuriosisce molto. Viaggiare mi piace, soprattutto perchè scopro nuove culture e punti di vista diversi - su questo mondo che tutti insieme abitiamo ed eppure ognuno ha la sua narrazione. Ci sono disaccordi persino sulla sua forma.

Questa estate sono stata a Bali e sono rimasta davvero allibita da quanto la gratitudine sia contagiosa. Parliamo di un popolo povero, metà di quello che guadagna va in tasse e offerte agli dei, ciò che rimane - tra vizi, benzina e cibo - è probabilmente un sorriso. Eppure, non gli serve nient’altro.

Mentre ero in questa terra ho pensato a come la Marilisa del 2024 si potrebbe “rivendere” in una terra così diversa, dove l’informatica è qualcosa per privilegiati ed utilizzata solo per necessità, non c’è industria e persino la musica è diversa - l’ho imparato in una classe di gamelan, la musica dei templi di tempi antichi.

Risalendo dalle cascate di Sekumpul ho detto alla guida “You’re so lucky” pensando alla maestosità della natura davanti a me, mangiando frutto della passione appena colto, immersa nella giungla con nient’altro: un frutto in mano e le gocce di cascata ancora nei capelli. You’re so lucky. Era sparito tutto, spariti gli attacchi informatici, le +500 mail da leggere al rientro, la paura dei ritardi, la paura di non farcela, l’ansia che ti soffoca a causa delle responsabilità auto-inflitte, le lotte per la parità, le guerre. I’m so lucky.

Persone che vivono con 2€ al giorno, si sentivano dire da un’occidentale con iPhone, Apple Watch, GoPro, alloggio da 4 stelle (che a Bali si traduce in 23€ a notte in due inclusa colazione) in alta stagione arrivata dall’Italia con un volo da più di mille euro che: You’re so lucky. Cambia tutto quando esci dalla tua bolla. Cambia tutto quando esco dalla mia bolla.

Quello che mi piace della mindfulness e della gestalt è la quasi ossessione per il momento presente, ma a volte estremizzare aiuta perchè fa riflettere. Mi piace viaggiare perchè ogni volta è un esame, o meglio, una dimostrazione del fatto che cambio ma rimango sempre uguale. Questo concetto tanto assurdo quanto bello l’ho letto qualche anno fa durante un viaggio in solitaria in Olanda: “I have to change to stay the same”. Chi mi conosce e sta leggendo sbufferà e sorriderà, ricordandomi che a volte anche io sono ripetitiva. Eppure è un concetto che mi ha davvero cambiata (rimanendo me stessa, lol). E quindi torno in Italia, apro il computer e in mezz’ora ho già risposto a non so quante cose, quasi in maniera compulsiva, come un fumatore che finalmente arriva alla fermata di Roma Termini su un Italo no-stop. Compulsivamente fuma due sigarette di seguito. Compulsivamente scrivo, rispondo, navigo e ricordo.

Mi fermo.

Penso a cosa rimane quando spengo il computer, accendo l’incenso e inizio a cucinare. Rimane tutto, tutto ciò per cui vale la pena stare bene e stare male. Poi penso che ci sarà un motivo per cui totalmente a caso sono finita nel mondo della sicurezza informatica più di dieci anni fa. Ho iniziato a vedere i lati positivi della mia paranoia e del mio incessante bisogno di aiutare, un po’ crocerossina (cosa che per altro sono stata davvero) e un po’ insegnante (cosa che per altro sono in parte). E perchè ne parlo? Perchè se vivi tutto il giorno nella paranoia, nei problemi, nei rischi, nelle vulnerabilità, nelle giustificazioni dei colleghi, nelle richieste in momenti totalmente sbagliati (e.g. durante un attacco) dei tuoi familiari - ecco, se vivi questo, hai bisogno di una valvola di sfogo. Anzi, facciamo anche due, tre, quattro. Bisogno di quella distanza, che permette di godersi a Bali le gocce di rugiada sulla fronte, anche se fino a due giorni prima eri nel mezzo dello schifo. E io parlo di sicurezza informatica, ma non penso sia tanto diverso negli altri lavori, voi che mi dite?

Mi guardo intorno, al rientro dalle ferie, dopo aerei in ritardo, escursione termica, diversi giorni senza fermenti lattici e quindi conseguenti issues intestinali, e le persone che incontro, sembra che non abbiano mai staccato. Esperti di doomscrolling.

La tecnologia ci conosce mooooooolto bene, i cookie funzionano sempre meglio e gli esperti di marketing e adv sono sempre più bravi a targhettizarci. A Bali c’è la cultura del karma, e quindi tutti fanno del bene, perchè se fai bene, ti torna bene. Se ti circondi di bene, vivrai nel bene. Anche internet è così. Se cerchi gattini e innaffiatoi, vedrai un mondo alla prato fiorito senza bombe. Se cerchi vaccini, guerre, i sintomi di tutte le tue malattie, probabilmente vivrai un crossover tra Gray’s Anatomy e Jessica Jones.

Il termine "doomscrolling", entrato nel lessico comune negli ultimi anni, descrive la tendenza ossessiva a cercare notizie negative online. Questo comportamento, particolarmente diffuso durante la pandemia, ha attirato l'attenzione di psicologi e sociologi. La curiosità innata dell'essere umano, unita alla facilità con cui si possono reperire informazioni online, spinge molti a cercare notizie sensazionalistiche e negative. La struttura algoritmica dei social media e dei motori di ricerca, inoltre, tende a proporre contenuti che generano maggiore coinvolgimento emotivo, spesso amplificando sensazioni di ansia e preoccupazione. Studi scientifici hanno evidenziato come il doomscrolling possa avere un impatto negativo sul benessere psicologico, contribuendo allo sviluppo di disturbi d'ansia e depressione. È fondamentale, quindi, sviluppare una consapevolezza critica nei confronti dei contenuti che si consumano online e imparare a gestire in modo sano la propria esposizione alle notizie negative.

Quindi, mentre svuoto la valigia e combatto la paranoia, ti chiedo: ha davvero senso immergersi nell’immensità del negativo? quando hai visto l’ultimo tramonto senza fotografarlo?

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