antidoto alla disinformazione

Mi chiedo spesso quanto conoscere l’informatica da dietro le quinte mi abbia resa paranoica.

Ricordo i tempi delle scuole superiori, passare ore a parlare di tecnologia senza che esistesse tutto questo. Internet si pagava a minuto ed era pure lento, ma eravamo disposti ad aspettare per quel privilegio che in pochi avevano. La tecnologia era un bene di lusso e adesso avere internet è normale come fino al secolo scorso era normale avere una radio in casa. La tecnologia si evolve con una rapidità diversa.

La paranoia è arrivata all’Università quando ormai avevo capito che il “Big Brother” di 1984 era qualcosa di molto attuale, avere a che fare tutto il giorno con le vulnerabilità, i rischi e le tecniche di attacco diciamo che un po’ ti rende paranoico. Affrontare la vita come se fosse una escape room. Cercare le falle di sicurezza e non smettere di lavorare mai, perchè l’informatica è ovunque. Poi sono arrivati gli scandali di Cambridge Analytica, Niantic Labs e tutto ciò che stava (segretamente) nascendo nella Silicon Valley non mi stupisco affatto di dove siamo finiti. L’intelligenza artificiale esiste da un bel po’. Ci piace quando il cellulare suggerisce la parola giusta, Google ci consiglia nuovi posti, Alexa ci spegne la luce e su Amazon troviamo esattamente ciò che stavamo cercando - come se ci leggesse nella mente. Eppure, la risorsa inestimabile di internet siamo proprio noi. I nostri dati, le nostre abitudini. Noi. Tutto quello che abbiamo accettato negli anni, tra cookie policy, trattamenti e compagnia cantante, ci siamo ritrovati avvolti da una coperta digitale che ci culla grazie proprio a ciò che le abbiamo insegnato.

Educare l’intelligenza artificiale è come insegnare a un bambino: devi nutrirla con dati e guidarla con saggezza.
— Yann LeCun

ma quindi l’antidoto qual è?

Mi piace pensare al fatto che si debba (re)agire nel mondo digitale. Reagire al bombardamento mediatico, agire per evitare che ci coinvolga.

Nella maggior parte dei casi l’utente è un attore passivo che fruisce la vita di altri o che impara cose nuove da contenuti consigliati. Sarebbe utile essere come il detective Conan che distingue il falso dal vero con abilità ma come si può fare se cerchiamo cosa è vero nel mondo digitale che è pieno di fake news? Un mantra che mi perseguita da tutta la vita “bisogna sempre citare le fonti” ma se la fonte è internet e su internet ci scrive chiunque, dov’è l’autorevolezza?

L’antidoto alla disinformazione è il pensiero critico.

Uno degli attacchi informatici più stupidi ma efficaci è il phishing, una tecnica che consente all’attaccante di far letteralmente abboccare l’utente grazie ad un’esca che la maggior parte delle volte è una cosa del tipo clicca qui è urgente non dirlo a nessuno basta che clicchi immediatamente . Cose che quando le vedi pensi ma noo daiii figurati se qualcuno ci casca, e invece ci casca. Ci cascano i miei parenti a cui faccio una testa tanta, ci cascano le persone quando si beccano le campagne, ci cascano tutti e probabilmente ci cascherò anche io quando inizierò a leggere le email senza utilizzare il mio pensiero critico, quando risponderò al telefono senza curarmi delle informazioni che comunico, senza accorgermi che mentre parlo o qualcuno intorno che potrebbe ascoltarmi e utilizzare poi queste informazioni in futuro. Paranoia.

Para noos, mente vicina. Consapevolezza e beneficio del dubbio.

L’intelligenza artificiale è nutrita dall’umano che è un essere fallibile. Su internet si trova di tutto e i motori di ricerca si basano su contenuti di cui non sempre è facile trovarne la fonte. Fino a qualche tempo fa il riconoscimento facciale funzionava anche con una foto, ma è bastato davvero poco per sistemare quei sistemi. Così come, l’intelligenza artificiale di oggi non è in grado di avere una sua opinione autonoma e potere di scelta, ma è qualcosa che potrà tranquillamente imparare. Come a dire di no, quello già lo sta facendo quando risponde alle domande scomode, o agli insulti. Il pensiero critico serve anche in quelle situazioni in cui l’intelligenza artificiale produce risposte basate su supposizioni, non su definizioni. Sui famosi puntini che da sola ha unito destreggiandosi tra le mille nozioni con la quale è stata istruita. Perchè se uno sconosciuto ci dice “quel ristorante è buono” non ci interessa ma se lo stesso ristorante ha 5 stelle su TripAdvisor allora sicuramente sarà buonissimo? Abbiamo, sì mi ci metto in mezzo anche io, imparato che internet è una fonte autorevole e allenarsi al pensiero critico è sempre più difficile. Vorrei avere la saggezza dei filosofi e la loro cazzimma perseveranza.

Utilizzare l’intelligenza artificiale, studiare su internet e vivere nel mondo digitale per certi versi ci ha reso viziati, non abbiamo più voglia neanche di sorprenderci, andando in giro a zonzo. Qual è l’ultima volta che hai provato un ristorante senza cercare le recensioni? Quand’è l’ultimo giorno che hai vissuto senza guardare il telefono? Hai notato quante volte lo cerchi?

L’antidoto alla disinformazione è una combinazione di diverse strategie e approcci. Alfabetizzazione mediatica.

Non sei solo e soprattutto sei umano. C’è una grande differenza tra aver paura di sbagliare e sapere come reagire allo sbaglio. fattoreumano è il luogo sicuro in cui imparare la seconda strada, reagire - non solo agli sbagli - ma a tutto ciò che potrebbe succedere. Perchè come diceva il professore di diritto penale dell’informatica: la paranoia è (sempre) in agguato.

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