Gli enigmi dell’intelligenza
L'intelligenza umana è un enigma che affascina filosofi, scienziati e pensatori da secoli. La sua complessità risiede nella capacità di adattamento, nella creatività e nella comprensione emotiva che caratterizzano l'essere umano. A differenza dei sistemi informatici, gli esseri umani non si limitano a risolvere problemi secondo schemi prestabiliti, ma possono improvvisare, innovare e comprendere il contesto in modi che vanno oltre il semplice calcolo logico. L'intelligenza umana è profondamente influenzata dalle esperienze personali e dalle interazioni sociali. La memoria, la percezione e l'apprendimento non sono solo funzioni meccaniche, ma processi dinamici che integrano l'informazione sensoriale con le esperienze passate e le aspettative future. Questo rende l'intelligenza umana flessibile e capace di evolversi continuamente.
Con l’intelligenza artificiale (la chiamerò anche AI per semplicità) in realtà questa capacità di improvvisare inizia a vedersi, in particolare per quella parte che si chiama intelligenza artificiale generativa, ovvero, in grado di generare testo/immagini/etc da una richiesta dell’umano. Tra l’altro, facendo questo, l’AI impara sempre di più e quindi una richiesta fatta oggi potrebbe produrre tutt’altro tra una settimana grazie all’input che le diamo e le informazioni che vengono inserite come fonte dati.
Quando parliamo di intelligenza artificiale, ci riferiamo a sistemi progettati per eseguire compiti che normalmente richiederebbero l'intelligenza umana. Gli algoritmi di AI possono analizzare enormi quantità di dati in tempi brevissimi, identificando pattern e facendo previsioni con un'accuratezza sorprendente.
Le reti neurali, ispirate al funzionamento del cervello umano, permettono alle AI di apprendere dall'esperienza, migliorando le loro prestazioni nel tempo.
Tuttavia, l'intelligenza artificiale ha dei limiti. Manca della comprensione contestuale e della consapevolezza emotiva che caratterizzano gli esseri umani. Le AI operano all'interno dei confini dei dati e degli algoritmi con cui sono state programmate; se i dati sono incompleti o parziali, anche le loro conclusioni possono risultare errate o fuorvianti. Inoltre, le IA non possiedono la capacità di ragionare in modo intuitivo o di interpretare le sfumature culturali e sociali. Sarà quindi difficile capire la veridicità delle fonti, o se quello che dice è vero perchè frutto dall’ammasso di informazioni più che da un pensiero laterale sviluppato da anni di esperienza, conoscenze che non si trovano su internet. L’intelligenza artificiale è eccessivamente assertiva, manca di empatia che in certi contesti serve. Quindi è necessario fare attenzione a cosa si chiede, e in quale campo. Chiedere di organizzare un viaggio, fare la carbonara o sistemare un codice python può aver senso, consigli su come lasciare il proprio partner invece.. ecco magari meglio far affidamento alle risorse interne che ognuno di noi possiede.
Nonostante questi limiti, l'intelligenza artificiale offre vantaggi significativi. Può automatizzare processi ripetitivi e complessi, aumentando l'efficienza e riducendo gli errori umani. L’intelligenza artificiale è in grado di gestire compiti che richiedono una precisione estrema, come l'analisi delle immagini mediche per la diagnosi precoce di malattie, o l'ottimizzazione dei processi industriali per ridurre i consumi energetici, etc etc etc.
Se l'intelligenza umana rimane un enigma affascinante per la sua profondità e complessità, l'intelligenza artificiale rappresenta uno strumento potente che, se utilizzato con saggezza, può amplificare le capacità umane. Molto difficiele capire i limiti e le potenzialità di entrambi, mentre si è travolti da un mondo che va veloceveloceveloce. Sarebbe così bello poterli integrare in modo che possano reciprocamente potenziarsi, portando a un futuro in cui la collaborazione tra uomo e macchina diventi sempre più armoniosa e fruttuosa. Qualcuno ci sta riuscendo, qualcuno sta invece distruggendo. E se ripenso al film Her, non siamo poi così lontani.
la paranoia da iperconnessione
C’è chi la parla FOMO chi ansia chi non la chiama e la vive soltanto e chi accusa perchè non ci è mai passato.
La FOMO (Fear of Missing Out), ovvero la paura di essere tagliati fuori, è una sensazione di ansia che molte persone provano nell'era dell'iperconnessione digitale, caratterizzata da smartphone, social media e altre tecnologie che ci tengono costantemente collegati, sia a lavoro che nel privato. Questa iperconnessione ci espone continuamente alle esperienze degli altri, spesso idealizzate, creando un senso di competizione e urgenza. Le notifiche costanti e gli aggiornamenti in tempo reale alimentano l'ansia di perdere qualcosa di importante se non si rimane sempre aggiornati. Inoltre, la pressione sociale di partecipare a eventi e conversazioni può portare a un uso compulsivo dei social media, alimentando ulteriormente la FOMO.
La paura di essere tagliati fuori ha radici profonde nel funzionamento del nostro cervello, influenzato dai neurotrasmettitori che regolano le emozioni e le risposte comportamentali. Quando vediamo gli altri vivere esperienze gratificanti, il nostro cervello rilascia dopamina, il neurotrasmettitore associato al piacere e alla ricompensa. La dopamina è coinvolta nel circuito di ricompensa del cervello, che ci spinge a cercare esperienze piacevoli e a ripetere comportamenti che portano a tali esperienze.
In situazioni di iperconnessione digitale, dove siamo costantemente esposti alle vite degli altri attraverso i social media, il rilascio di dopamina può diventare frequente e intenso. Questo continuo rilascio può rafforzare il desiderio di rimanere connessi per non perdere possibili esperienze gratificanti, alimentando sia questa paura che una situazione di stress cronico.
L'anticipazione delle ricompense, come il vedere una nuova notifica o l'aspettativa di nuovi contenuti sui social, può attivare il rilascio di dopamina. Questo meccanismo è simile a quello coinvolto nel gioco d'azzardo, dove l'attesa della ricompensa può essere altrettanto potente quanto la ricompensa stessa. A tutti gli effetti una dipendenza.
L'iperconnessione digitale può anche influenzare i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress. L'ansia di essere esclusi e il costante bisogno di monitorare ciò che gli altri stanno facendo possono aumentare i livelli di cortisolo, contribuendo a una sensazione di stress e tensione. Il rilascio di dopamina in risposta alle esperienze gratificanti degli altri e l'aumento dei livelli di cortisolo dovuto all'ansia e allo stress sono elementi chiave che spiegano come l'iperconnessione digitale possa influenzare il nostro benessere psicologico.
e allora sfruttiamola questa benedetta intelligenza artificiale
L'intelligenza artificiale può significativamente contribuire al benessere psicologico e ci sono diversi strumenti e app che utilizzano l'IA per supportare la salute mentale. Queste tecnologie offrono una vasta gamma di servizi, dall'assistenza terapeutica alla gestione dello stress e dell'ansia, migliorando l'accesso a risorse di supporto e personalizzando le esperienze per gli utenti. Ho fatto qualche ricerca, non prendete per vero tutto ciò che dico, darmi torto è la cosa migliore che possiate fare per darmi opportunità di migliorare. Detto ciò ho trovato Woebot, un chatbot basato sull'IA che fornisce supporto emotivo e guida attraverso tecniche di terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Woebot conversa con gli utenti, aiutandoli a identificare e gestire pensieri e comportamenti negativi. È progettato per essere accessibile in qualsiasi momento, offrendo un supporto immediato e continuo. Oppure c’è Wysa, un assistente di salute mentale basato sull'IA che utilizza tecniche di CBT, meditazione e mindfulness. Wysa è progettato per aiutare gli utenti a gestire l'ansia, lo stress e altri problemi di salute mentale attraverso conversazioni guidate e esercizi pratici. Talkspace, Serenis e BetterHelp sono piattaforme di terapia online che utilizzano l'IA per abbinare gli utenti con terapeuti qualificati. Queste app offrono sessioni di terapia virtuali, messaggistica illimitata con i terapeuti e risorse educative, rendendo la terapia più accessibile e conveniente. Replika è un'altra app che utilizza l'IA per creare un amico virtuale con cui gli utenti possono parlare. Questa app è progettata per offrire supporto emotivo e compagnia, aiutando a ridurre la solitudine e fornendo uno spazio sicuro per esprimere emozioni.
Inoltre, esistono app come Calm e Headspace che, pur non basandosi esclusivamente sull'IA, integrano algoritmi avanzati per personalizzare le esperienze di meditazione e mindfulness in base alle preferenze e ai progressi degli utenti. Io personalmente uso Breathing App per aiutarmi con gli esercizi di respirazione, oppure l’app JKZ meditation di Jon Kabat-Zinn dove sono disponibili le meditazioni dell’ideatore della teoria MBSR oltre che ebook (ovviamente tutto in inglese).
Questi strumenti non sostituiscono i professionisti della salute mentale, ma offrono un supporto complementare prezioso. Possono aiutare a ridurre barriere come il costo, lo stigma e la mancanza di accesso, rendendo il supporto psicologico più disponibile per un pubblico più ampio.